l'ARTETERAPIA

Che cosa è

L’Arteterapia è una disciplina di accompagnamento terapeutico che utilizza le Arti visive, plastiche e figurative come strumento per promuovere il benessere psicofisico della persona e facilitare la libera espressione, la comprensione e l’esplorazione del proprio mondo interiore – sogni, desideri, paure, dubbi… – nel rispetto profondo dell’unicità della sua personale esistenza. L’Arteterapia mette in luce le risorse personali offrendo uno spazio senza giudizio.

Nasce ufficialmente dopo la Seconda Guerra Mondiale tra Stati Uniti e Inghilterra da due professioniste appartenenti al campo della Psicologia e dell’Educazione anche se, in realtá, se andiamo indietro nella storia, l’Arte è uno strumento terapeutico, espressivo e comunicativo fin dai tempi dei graffiti rupestri; purtroppo ad oggi non possiede ancora il riconoscimento che si merita, ma ci stiamo lavorando.

Il progetto Gretaluz Arteterapia

Il seme di questo progetto viene piantato in Sudamerica per poi migrare in Italia: si può dire che la prima radice che si è creata ha a che fare proprio con la migrazione.

Migrare per…? Per immergersi nelle terre, assorbire, crescere ed espandersi: questo progetto nasce in primo luogo dalla necessità di diffondere l’Arteterapia.

Un’altra radice nasce con l’obiettivo di sfatare dei tabù sulla salute mentale e di restituire all’Arte – spesso considerata secondaria e “inutile” nella società occidentale – il valore che merita.

 

Da queste radici iniziano a crescere germogli che si nutrono di ideali, tra questi uno sguardo che mira a riconsiderare la storia dell’arte (e non solo) da un’ottica di genere e non eurocentrica; per questo molti dei laboratori espressivi di gruppo da me proposti hanno come obiettivo quello di dare spazio a storie di donne -fotografe o artiste- provenienti da tutto il mondo.

 

Per approfondire le tecniche e i materiali che si possono utilizzare in AT e il mio approccio di lavoro

COME LAVORO

COME LAVORO

Offro uno spazio senza giudizio, uno spazio di incontro con sé stessə e con l’altrə che avviene esplorando materiali artistici, entrando in contatto con il proprio corpo, aprendo le porte al gioco.

Lavoro integrando le dimensioni affettive-relazionali, sociali, sensoriali per consentire al corpo di parlare e alla parola di acquisire nuove forme.

Quando svolgo un incontro -di gruppo o individuale- non decido mai da sola quale direzione prendere, il mio ruolo è quello di osservare, direzionare e accompagnare per favorire un’esperienza creativa che per ognunə sarà diversa.

Il mio approccio include una prospettiva di genere che offre una visione critica della realtà che ci circonda e il setting arteterapeutico dei laboratori da me proposti prende sempre in considerazione la struttura della nostra società: una società di cui oppressione, discriminazione e privilegi sono aspetti fondanti.

Di seguito approfondisco solo alcune delle tematiche con cui spesso mi interfaccio nel mio lavoro.

alcune delle tematiche con cui spesso mi interfaccio nel mio lavoro

Arteterapia e violenza di genere

L’Arteterapia offre uno spazio sicuro che permette alle persone che hanno sperimentato la violenza di genere di dare vita ad un incontro con il proprio mondo interiore e diminuire la sensazione di isolamento. 

Arteterapia, migrazione e identità

Migrare ha a che fare con l’identità: buona parte di ciò che una persona ha imparato di se stessa fino a quel momento viene messo in dubbio e spesso il processo è solitario, duro, frustrante.

ARTEterapia per l’inclusione sociale

Sebbene non mi piaccia particolarmente il termine inclusione – per ragioni legate a studi sociologici che criticano questo termine e che approfondiremo -, ciò che è certo è che l’Arteterapia non esclude nessuno.

Winnicott

il gioco e' un’esperienza creativa e la capacità di giocare permette alla persona di esprimere l’intero potenziale della propria personalità grazie alla sospensione del giudizio”

TECNICHE

MAteriali

I materiali e le tecniche che si possono utilizzare in Arteterapia includono le arti visive, plastiche e figurative: disegno, pittura, collage, scultura, ricamo, fotografia, video, performance, arte digitale sono solo alcune delle possibilità.

Oltre alle tecniche e ai materiali artistici, l’Arteterapia mette in relazione con il proprio corpo, invitando la persona a prenderne coscienza e ad abitarlo. 

Inoltre, nel setting di Arteterapia è sempre benvenuto il gioco: come dice Winnicott “il gioco è un’esperienza creativa e la capacità di giocare permette alla persona di esprimere l’intero potenziale della propria personalità grazie alla sospensione del giudizio”

Ci tengo a precisare che non sempre è possibile svolgere un incontro di Arteterapia in un setting ideale con tanti materiali a disposizione; spesso le condizioni sono meno agiate e a volte è proprio lì che la creatività emerge con maggiore slancio.

L’Arteterapia offre uno spazio sicuro che permette alle persone che hanno sperimentato la violenza di genere di dare vita ad un incontro con il proprio mondo interiore e diminuire la sensazione di isolamento. 

Il processo creativo favorisce una rielaborazione della propria storia, la creazione di un’opera permette di prendere una certa distanza dal trauma e cercare nuove maniere per integrarlo nella propria vita. L’atto creativo è un tentativo di riparazione e rielaborazione, una maniera di ri-a(r)marsi e ri-empoderarsi in uno spazio sicuro.

“In quanto a uguaglianza di genere siamo nell’epoca delle caverne. Nella mia trincea, l’Arte è stata una risorsa sociale perfetta per comunicare e sensibilizzare”

Elina Chauvet

Migrare ha a che fare con l’identità: buona parte di ciò che una persona ha imparato di se stessa fino a quel momento viene messo in dubbio e spesso il processo è solitario, duro, frustrante.

Gli strumenti artistici permettono alle persone che stanno vivendo o hanno vissuto un processo migratorio -donne, uomini, bambine, ragazzi di differenti provenienze culturali- di utilizzare un linguaggio non verbale per esprimersi permettendogli di presentarsi e di entrare in relazione con la nuova versione di sé e di facilitare l’integrazione sul territorio. 

Quanto può essere frustrante non riuscire a dire ciò che si vorrebbe? Tutto quel “non detto” in cosa si trasforma? Dove si sedimenta? Il linguaggio della creatività permette ai “non detti” di venire espressi e il ruolo dell’arteterapeuta è quello di stare in ascolto e far sì che i racconti prendano forma e voce.

“Migrar es un cambio de identidad para poder adaptarse y aprender todo de nuevo”

Sebbene non mi piaccia particolarmente il termine inclusione – per ragioni legate a studi sociologici che criticano questo termine e che approfondiremo -, ciò che è certo è che l’Arteterapia non esclude nessuno. Nel corso della storia gli strumenti che mette a disposizione questa disciplina si sono incontrati con diversi universi: basta pensare al ruolo che ha svolto l’Arte in ambito psichiatrico, per esempio con Franco e Franca Basaglia in Italia e con Nise de Silveira in Brasile, all’Art brut, all’esperienza di Judith Scott (consiglio la visione del documentario Que tienes debajo del sobrero?), Si può pensare anche a contesti come il carcere o i centri di riabilitazione in cui l’Arte e i lavori manuali svolgono un ruolo centrale permettendo di valorizzare le persone coinvolte e facilitare un reinserimento sociale.

Come dice Jean Dubuffet: “tengo sempre a mente i valori dell’individuo selvaggio: istinto, passione, capriccio, delirio…”, lo stesso vale per l’Arteterapia.

“So che se non avessi scoperto l’Arte sarei una criminale. Tutte le opere d’arte sono crimini non commessi”

Ana Mendieta

“Tutti abbiamo il diritto di scegliere chi siamo. E di cambiare idea”

Lisetta Carmi